Montefino merita una visita , vi aspettiamo!
RICORDO DEL DR ANTONIO MISANTONE MEDICO DI MONTEFINO
E
DI APPIGNANO
Se a distanza di anni ho la possibilità di poter
scrivere certi ricordi, lo devo anche al dottor Antonio Misantone,
medico di Montefino e, come preciserò successivamente, anche di
Appignano. Può darsi che un altro medico avrebbe curato con
altrettanta bravura la mia malattia ma, poiché non è possibile la
controprova, la mia gratitudine va al dr Misantone il quale, in quella
occasione, dimostrò grande professionalità come d’altra parte
riconosciuto da tutti i suoi pazienti. Oltre che valente
professionista, il dr Misantone era anche una persona sempre
disponibile con tutti, dalle doti umane sensibili come d’altra parte
dimostrano le sue bellissime poesie alcune delle quali musicate con
successo. Contavo circa undici anni quando, verso mezzogiorno di un
caldissimo mese di luglio , accaldato e sudato dopo essere risalito
dalle coste, ebbi la… brillante idea di mettere la testa sotto il
cannello della fontana che, a quell’ epoca, era all’inizio di via
del
Piano ma sulla destra quindi in un punto diverso dove è
attualmente.
Le conseguenze di quella doccia furono febbri altissime
che mi
costrinsero rimanere a letto già dal pomeriggio. La mattina
seguente,
il dottor Misantone diagnosticava “pleurite essudativa,”
una malattia
che, se non curata a dovere, poteva trasformarsi in
polmonite quindi
tubercolosi. A quei tempi, cioè prima della fine
della seconda guerra
mondiale, la tubercolosi era una malattia che
mieteva ancora molte
vittime. Poiché i ricoveri ospedalieri erano
quasi inesistenti specie
per coloro che abitavano in località rurali,
il dr Misantone decise di
intervenire seduta stante cioè, evacuando,
con la siringa, il liquido
eccessivo esistente nella cavità pleurica.
Rammento che ero seduto sul
letto matrimoniale di fronte a mia madre
sulla quale mi appoggiavo (
mio padre era in Africa ) mentre, alle
mie spalle il dr Misantone
effettuava il prelievo. Fungeva da
infermiere-assistente un falegname
chiamato Massimino, una persona di
cui preciserò successivamente,
mentre ai piedi del letto c’era la
nonna materna Annina. Intanto che
provvedeva alla evacuazione del
liquido, il dr Misantone scherzava con
Massimino per distogliermi dal
pensiero e dal dolore. Alla fine dell’
intervento, il dr Misantone
tranquillizzò mia madre nel senso che
potevo considerarmi fuori
pericolo. Successivamente, cioè durante il
decorso della malattia, il
dr Misantone veniva a controllare lo stato
di guarigione anche quando
capitava ad Appignano per visitare altri
malati. Dava consigli a mia
madre come curarmi e raccomandava
specialmente di nutrirmi per
rimettermi in forze. Purtroppo, a quei
tempi e specialmente in quel
periodo ( si era ancora in periodo di
guerra ), prodotti farmaceutici
per riacquistare forze dopo una
malattia erano quasi inesistenti. Le
uniche vitamine erano le…. uova
e, per la verità, nemmeno queste in
abbondanza. Purtroppo, se c’era un
alimento che il mio stomaco non
sopportava erano proprio le uova. Il
dr Misantone consigliò mia
madre di preparare il torlo d’uovo in un
modo tale da poterlo
digerire. Ed infatti, per quasi due mesi, il torlo
d’uovo preparato
nel modo indicato dal dr Misantone, sopperì alle
vitamine. A distanza
di anni, mi ricordo della pleure soltanto quando
faccio i raggi per
accertamenti vari. Del dottor Misantone invece, non
mi sono mai
dimenticato anche perché, quando ero ragazzo e prima che
lasciassi il
paese, avevo spesso occasione di vederlo in Appignano, a
parte il
fatto che, più di qualche volta mi sono recato, a piedi, nel
suo
ambulatorio di Montefino per le ricette o ritirare medicine.
Come
ho accennato all’inizio, il dr Misantone doveva considerarsi non
solo
medico di Montefino ma anche di Appignano in quanto, quasi
tutti i
malati appignanesi si sottoponevano alle sue cure. La assidua
frequenza del dr Misantone ad Appignano, al di là della sua fama, era
dovuta a diversi motivi. Il primo dipendeva dal fatto che per
visitare
pazienti di famiglie abitanti nelle contrade montefinesi
Terre Perse e
Case Sparse, al dr Misantone era più agevole, specie nel
periodo
invernale, portarsi prima ad Appignano con un mezzo meccanico
(moto o
macchina) per via della strada carrozzabile quindi, con
animali da
soma, raggiungere le case dei pazienti abitanti nelle
contrade sopra
citate. Da far presente che, tra i pazienti che il dr
Misantone
visitava piuttosto di frequente, vi era il grande invalido
della prima
guerra mondiale Pasquale Frezza abitante in contrada
Terre Perse.
Ricordo quando il dr Misantone parcheggiava la macchina
all’inizio
della via del Piano oppure nei pressi della chiesa del
Carmine dove
cioè inizia la via della Stazza, la strada (attualmente
carrozzabile)
che tuttora porta verso le contrade Terre Perse e Case
Sparse quindi
anche a Montefino. Rammento anche che, pur essendo in
grado di
guidare, il dr Misantone si faceva spesso accompagnare da
qualche
montefinese tra i quali, se ben ricordo, uno che si chiamava
Asprucch.
Altro motivo per cui il dr Misantone poteva considerarsi
medico anche
di Appignano, era dovuto al fatto che, come già
accennato, curava
molti malati appignanesi pur essendo di un altro
Comune. Da far
presente comunque che, al di là del fatto di essere
considerato uno dei
medici più bravi della zona, il dottor Misantone
aveva in Appignano più
che un ammiratore, un vero e proprio… tifoso.
Si chiamava Massimo
Grossi cioè, la persona che fungeva da
assistente quando il dr
Misantone mi siringava l’acqua della pleure.
Il falegname Massimo
Grossi chiamato Massimino, aveva una vera e
propria venerazione per “
lu medicucch” come affettuosamente chiamava
il dr Misantone. I
familiari dei pazienti appignanesi, ivi compresi
quelli della
campagna, si rivolgevano a Massimino quando avevano
bisogno del dr
Misantone. Massimino si incaricava di telefonare ( a
quei tempi,
tramite l’ ufficio postale). In attesa dell’arrivo del
“suo” medico, si
metteva in osservazione presso il muretto per
scrutare la strada
collinare proveniente da Montefino cioè le
Muraglie e San Clemente
quindi lo riceveva quando scendeva dalla
macchina, gli prendeva la
borsa e lo accompagnava presso i pazienti
del paese. La grande
amicizia che legava il dr Misantone al falegname
Masssimo Grossi,
dipendeva dal fatto che, oltre ad essere originario
di Montefino (
famiglia soprannominata Pacchiani) Massimino era stato
“lavorante” del
padre del futuro medico il quale di mestiere faceva il
falegname.
Pertanto, il falegname Massimino e “lu medic” Misantone
erano insieme
tutti i giorni quando erano ragazzi e per questo
motivo, oltre che per
un senso di grande affetto, era orgoglioso di
avere un compagno che
era diventato medico. A quei tempi era
difficile se non impossibile che
il figlio di un artigiano potesse
continuare gli studi anche dopo le
scuole elementari. Oltre che un
bravissimo medico, come già
anticipato, il dr Misantone è stato anche
autore di poesie tra le quali
“Arvì Carmè,” stupendamente musicata la
quale viene proposta dai cori
folcloristici in tutte le occasioni.
Maggio 2007 Ernesto Di
Nicola
--------------------------
( personaggi di Appignano)
MASSIMINO
Massimo
Grossi altrimenti chiamato Massimino, era un falegname il
quale aveva
la bottega nell'ultima casa in vicolo del Borgo di
Appignano.
Originario di Montefino come suo fratello il sarto Arnaldo,
viveva con
la moglie Consiglia nel piano superiore in cui era ubicata
la bottega.
Come tutti i falegnami di quel tempi, anche Massimino
doveva produrre o
riparare manufatti tra i più svariati: dai tini e
tinozze alle porte e
finestre, dai tavoli per cucina alle credenze che
in genere venivano
applicate agli angoli delle stanze, ecc.. Massimino
era un bravo
mobiliere anche se a quei tempi erano pochissimi coloro
che
commissionavano mobili per camere da letto o per sale da pranzo.
Rammento che Massimino spesso mi ricordava con orgoglio che era stato
lui l'autore della camera matrimoniale dei miei genitori ( comò con
specchio, armadio con specchio , i comodini ) ed
anche il tavolo per
la sala. Ovviamente, come tutti i suoi colleghi, anche il falegname
Massimino costruiva casse da morto che una volta venivano approntate
dopo aver preso le misure della persona appena deceduta. Per la
verità,
in un locale attiguo la bottega, Massimino
aveva anche alcune
casse da
morto di misure diverse. Quindi, un piccolo deposito
piuttosto raro a
quei tempi specie in un paesetto come Appignano..
Rammento che non
frequentavo tanto volentieri la bottega di Massimino
perché nel vedere
quelle cassa scure addossate alle pareti
della
stanza accanto, mi
impressionavo cioè avevo ...paura! Sembra che due
di quelle casse
fossero destinate a lui e sua moglie. Negli ultimi
periodi della
seconda guerra mondiale, Massimino preparava anche
zoccoli in legno per
uomini, donne e bambini. Zoccoli dove ai lati,
con una rotella
bollente, venivano impressi ghirigori a ...fantasia
che risaltavano
specie se erano zoccoli del genere ortopediche quindi
molto alti. A
parte la notorietà in quanto bravo falegname, Massimino
era un
personaggio anche per altri motivi. Nel periodo invernale,
come tanti
altri a quei tempi per la verità, Massimino indossava
sempre una
mantellina militare. Poiché era alto di statura e piuttosto
magro, la
mantellina che indossava Massimino sembrava un gonnellino
del genere
minigonna in quanto gli copriva appena il busto. Non sono
a conoscenza
se era la mantellina del servizio militare che aveva
svolto o se gli
era stata regalata! Negli altri periodi dell'anno
invece, Massimino
indossava un gilè con taschini dove metteva
l'orologio legato con una
catenella che pendeva esternamente e la
tabacchiera ovvero la
caratteristica scatoletta contenente tabacco da
naso. Infatti,
Massimino non fumava mentre era un gran ...fiutatore di
tabacco. Per la
verità, Massimino aveva una seconda tabacchiera
contenente un genere di
coleottero ( vivo ) il quale contribuiva a
rinforzare l'odore del
tabacco da naso. Un'altra specialità alla quale
Massimino si era
dedicato era quella di estrarre i denti. A quei tempi
non esistevano i
dentisti, almeno nei dintorni, per cui l'estrazione
dei denti veniva
effettuata dai medici generici. Poiché in Appignano
non vi erano
medici, salvo quando ne veniva chiamato qualcuno, molti
appignanesi (
uomini, donne e bambini) ricorrevano a Massimino per
farsi estrarre
qualche dente. Tenendo presente che ancora non venivano
effettuate
punture per anestetizzare, estrarre un dente voleva dire
terrore e
dolore ovvero dolore e terrore! Si raccontava che quando
l'estrazione
era difficoltosa cioè il dente resisteva, per farsi forza
Massimino
piantava un ginocchio nel petto del poveretto il quale
rimaneva con la
bocca aperta per più di qualche minuto! Per estrarre i
denti, Massimino
adoperava una vera tenaglia da dentista che
probabilmente gli era stato
regalata dal suo carissimo amico, il
dottor Misantone di Montefino al
quale Massimino era legatissimo in
quanto aveva fatto il lavorante
nella bottega del padre del medico il
quale era un falegname. Oltre che
orgoglioso di avere un paesano-
coetaneo medico, Massimino adorava il
dottor Misantone e lo chiamava
confidenzialmente lu medicuccio. Il
dottor Misantone capitava spesso
ad Appignano vuoi per curare gli
ammalati del paese ovvero quelli
delle contrade che dipendevano dal
Comune di Montefino. Poiché a quei
tempi non vi erano strade
carrozzabili, il dottor Misantone si portava
ad Appignano con la
macchina quindi, con qualche animale da soma, si
recava nella
abitazione del malato. Da far presente, con l'occasione,
che in
contrada Stazza abitava la famiglia Frezza che comprendeva un
grande
invalido della prima guerra mondiale il quale veniva spesso
visitato
dal dottor Misantone. Praticamente, chi aveva bisogno del
dottor
Misantone, si rivolgeva a Massimino il quale "chiamava" il suo
medicuccio tramite telefono che a quei tempi era presso l'ufficio
postale. In attesa del dottore, Massimjno si piazzava sul muretto
della
piazza e non si muoveva fino a quando non vedeva la macchina
del
dottore ( a quei tempi era facile …) percorrere il tratto di
strada che
dalle Muraglie porta a San Clemente. Quando il dottore
scendeva dalla
macchina nel piazzale del Carmine, Massimino era pronto
a prendergli la
borsa degli attrezzi e, quando si trattava di vistare
qualche malato
del paese, lo accompagnava fino alla sua abitazione per
quindi
riaccompagnarlo fino alla macchina quando ripartiva.
Giugno
2008
Ernesto Di Nicola