La sistemazione del terreno ha una importanza fondamentale nell'impianto
di un oliveto specializzato; non c'è nulla di più nocivo per l'albero
che un terreno duro e asfittico (cioè senza aria e con umidità
ristagnante) in quanto ogni danno al sistema radicale si ripercuote su
tutta la pianta. li terreno dovrebbe essere preparato con cura e
sottoposto a una profonda ripuntatura allo scopo di rompere lo strato
compatto e instaurare una circolazione d'acqua e di aria; se il
drenaggio è scarso bisogna intervenire subito. Inoltre, il terreno, deve
essere ben livellato e spianato. Lo scasso deve essere continuo su tutta
la superficie e fatto alla profondità di almeno 80-100 cm. Se ciò non è
possibile per la giacitura del terreno e/o per la convenienza economica
è necessario eseguire o uno scasso lineare, realizzando fossati a
trincea lungo la fila dell'impianto, o uno scasso a buca con fosse di m
1 x 1 x 1. Il lavoro di scasso va fatto in maggio-giugno.
Con lo scasso a trincea
o a buca bisogna mettere il terreno superficiale da una parte e quello
profondo dall'altra così da poter utilizzare la porzione superficiale
fertile e vitale per il primo stadio di vita della piantina, mettendola
in prossimità delle radici. In tutti i casi è necessario assicurare alle
piante assenza di ristagni d'acqua, molto nocivi alle radici, tramite
fognature, semplici vespaiature o sistemazioni idrauliche appropriate.
Se c'è roccia viva, affiorante o no, prima del normale lavoro di scasso
conviene adoperare esplosivi per fessurare la roccia e poter permettere
un più facile accesso alle radici negli strati profondi. In tutti i casi
è necessario asportare il maggior numero di pietre possibili e togliere
le radici vecchie così da evitare il marciume radicale delle nuove
piante. I correttivi e gli ammendamenti (6-7 q/ha di fosforiti e 3-4
q/ha di solfato potassico) è bene spargerli, insieme al composto e al
letame (circa 500-600 q/ha), in superficie prima dei lavori di scasso
perché possano essere più facilmente incorporati al terreno. Se il
terreno è in forte pendenza allora c'è bisogno di una sistemazione a
terrazzamenti o lunettamenti, anche se questa risulta molto costosa.
L'impianto dell'oliveto
può essere fatto a quadrato, a quinconce o a ordine sparso. L'ottimale è
il quinconce perché permette un miglior utilizzo del terreno; l'ordine
sparso si utilizza solo in terreni declivi non uniformi, ma non si
presta alla meccanizzazione di molte operazioni colturali. Nei nuovi
impianti è diffuso l'allevamento a file. Le distanze tra le piante
dipendono dalle varietà, dal sistema di allevamento, dalla zona e da
molti altri fattori. Occorre altresì che le chiome degli olivi, quando
hanno raggiunto il massimo sviluppo, non si tocchino. Inoltre,
un'eccessiva fittezza, può pregiudicare irrimediabilmente l'impianto,
come un'eccessiva distanza può rappresentare un inutile spreco di
terreno se non viene utilizzato per delle colture erbacee. I moderni
orientamenti consigliano sesti di impianto con distanze oscillanti tra
il 5x6 m e il 6x8 m (circa 270-330 piante/ha).
In settembre, dopo aver
deciso la forma d'impianto dell'oliveto, si sistemano i paletti o le
canne dove verranno messe a dimora le piantine in modo da avere una
visuale di come sarà l'impianto; si coprono anche le fosse e i canali in
modo che le piogge autunnali possano assestare bene il terreno. Al posto
di ogni paletto, in novembre-dicembre, quando il terreno è in tempera,
si aprono delle buchette di 40 cm di larghezza e di profondità. In
questo stesso periodo si immettono i piantoni; buona norma sarebbe
quella di immergere precedentemente le radici dei piantoni in un
miscuglio di terra (70%) e letame (30%).
Le fosse verranno
chiuse con terra (60%) e un miscuglio di composto-letame-cenere di legna
(40%). Si ricorda che le piante vanno interrate e non seppellite, perché
esse respirano anche con le radici. Il colletto non deve essere
interrato per più di 4-5 cm. Bisogna rincalzare la terra comprimendola
attorno alle radici in modo da chiudere la buca e ricavare poi, attorno
alla pianta, una piccola conca per favorire la penetrazione dell'acqua
di irrigazione. Il piantone verrà sorretto da un paletto posto a nord
della pianta e legato con legacci non animati e non molto stretti; si
consiglia di inframezzare tutoli di granoturco tra pianta e tutore per
evitare il dondolio, dannoso alla pianta e alle radici. Dopo l'impianto
conviene sempre procedere a un'abbondante innaffiatura (6-10 I d'acqua
per pianta) per favorire l'attecchimento. Il successo dell'attecchimento
si nota già dopo un mese dall'impianto e i segni caratteristici sono la
scorza verdeggiante e i getti di nuovi germogli. Se il piantone, però,
ha la corteccia color paglierino è conveniente sostituirlo agli inizi di
gennaio.
POTATURA regole generali
E' difficile dare
dei consigli sulla potatura ma solamente criteri di massima, perchè ogni
zona olivicola ha sviluppato un proprio sistema di potatura tenendo
conto delle varietà coltivate, delle caratteristiche del luogo (venti,
umidità, fertilità del terreno ecc.) e delle tecniche di coltivazione.
Tenuto conto di queste considerazioni, potremo avere due risposte
diverse dalle piante:
-
la pianta, pur
essendo molto produttiva e sottoposta a tagli di ritorno, continua ad
avere una vegetazione vigorosa. In questo caso tutti i tagli di
ritorno devono essere fatti lasciando i rami che hanno inserzione
cilindrica;
-
l'abbondante
produzione tende a ridurre lo sviluppo vegetativo della pianta. In
questi casi, il taglio di ritorno verrà eseguito lasciando i rami con
inserzione conica che, tendenzialmente, portano a un maggior sviluppo
vegetativo.
è possibile diventare buoni
potatori osservando le persone più esperte che operano nella zona (senza
sopravvalutare i loro consigli empirci), acquisendo le nozioni di base
che regolano la crescita e la produzione della pianta e maturando una
propria buona esperienza pratica. L'obiettivo della potatura deve essere
quello di mantenere la piena efficienza della chioma; regolare
l'accrescimento e la distribuzione dei rami a frutto in rapporto alla
tecnica di raccolta adottata; favorire un elevato rapporto tra
superficie fogliare e legno; permettere una buona circolazione dell'aria
e una buona esposizione alla luce della chioma; ridurre gli eccessi di
produzione per controllare il fenomeno dell'alternanza produttiva. Nei
primi anni di allevamento (fase di accrescimento della pianta e di
produzione crescente) la potatura sarà contenuta; nella fase adulta
(produzione a regime) sarà di media intensità durante la fase di
invecchiamento, quando è più forte il fenomeno dell'alternanza, la
potatura sarà più energica. In passato si pensava, sbagliando, che la
potatura energica servisse a stimolare l'accrescimento delle piantine e
la fruttificazione precoce e per regolare la produzione delle piante
adulte. Oggi è stato acquisito il fatto che eccessi di potatura, sono
pratiche decisamente negative durante la fase di crescita e,
successivamente, possono provocare situazioni di squilibrio
vegeto-produttivo che vanno corrette con concimazioni e irrigazioni,
influendo sulle tecniche di difesa. Si sconsiglia decisamente di
effettuare la potatura subito dopo la raccolta. Relativamente alle
diverse forme di allevamento, ci sono tre forme di potatura:
-
potatura secca,
detta a legno o d'inverno perché si pratica nel periodo di riposo
(gennaio-marzo);
-
potatura verde,
chiamata pure d'estate, di rimonda, di completamento;
-
potatura
straordinaria.
CONCIMAZIONE
L'olivo, come tutte le piante, ha bisogno della presenza di humus per
crescere e non è necessario che le sostanze nutritive siano offerte
nella forma più prontamente disponibile. è bene perciò concimare con il
letame maturo o con il composto poiché essi hanno una lenta cessione
degli elementi fertilizzanti. In questo caso la vita microbica del
terreno e il naturale contenuto in humus stabile sono importanti per una
pronta disponibilità e una fertilità duratura. L'humus è, invece, un
elemento equilibratore che trattiene sia le sostanze nutritive che
l'umidità. Si è già ricordato come siano da escludere, per la
coltivazione dell'olivo, i terreni fortemente acidi in cui,
eventualmente, bisognerà apportare del calcio. L'azoto è
importante per l'accrescimento, la formazione di fiori e frutti e per
dare alla pianta sufficiente energia per contrastare gli attacchi
parassitari. Se però non viene equilibrato con gli altri elementi
fertilizzanti, può creare un inutile quanto dannoso squilibrio. La
carenza di azoto si manifesta attraverso una crescita più ridotta,
formazione di fiori imperfetti, produzioni scarse e alternate. Al
fosforo, il cui assorbimento è relativamente modesto, si riconosce
la funzione di regolazione della crescita essendo indispensabile nella
divisione cellulare e nello sviluppo dei tessuti meristematici. La
carenza di fosforo, molto rara, si manifesta con effetti negativi
sull'accrescimento e sulla fruttificazione. Il potassio, che
svolge un ruolo importante nei processi ossidativi energetici, è
l'elemento che l'olivo consuma in maggior quantità. Se il terreno ne è
carente, bisogna apportarne nella quantità occorrente. Il potassio
regola il consumo d'acqua della pianta ed è un elemento importante ai
fini di un aumento della resistenza agli eccessi o abbassamenti di
temperatura e ad alcune malattie fungine. Le carenze di potassio sono
poco frequenti e si manifestano, nei casi estremi, con necrosi degli
apici delle foglie più vecchie e decolorazione della lamina fogliare.
Anche il calcio è un elemento fondamentale per la crescita della
pianta fino al punto che, una sua carenza determina, negli impianti
giovani, vistosi fenomeni di rachitismo. Gli oligoelementi o elementi in
tracce non sono da trascurare. I più importanti sono il magnesio
e il boro. Nel letame e nel composto organico, specialmente se vi
sono incorporate molte erbe e foglie, sono contenuti tutti ma si possono
riscontrare, occasionalmente, carenze di boro, zinco, magnesio ecc. I
terreni italiani sono abbastanza ricchi di oligoelementi, perciò, può
essere sufficiente integrare il letame e il composto con modeste
quantità di ammendanti specifici. Per riscontrare carenze e problemi
delle piante, altrimenti non visibili, è utile far eseguire, presso
appositi laboratori, la diagnostica fogliare. Dalla tabella 2 si ricava
la composizione della pianta per i principali componenti. Si stima,
inoltre, che per 100 kg di olive prodotte la pianta asporti 900 g di
azoto, circa 200 g di fosforo e 100 g di potassio.
AVVERSITA' E PARASSITI > avversità
Delle avversità di carattere ambientale abbiamo già scritto
precedentemente ma ne facciamo qui un breve riassunto. Umidità. è
necessario assicurare un buon drenaggio al terreno e non impiantare in
zone con umidità aerea persistente. Grandine. La grandine è
particolarmente dannosa quando colpisce nel periodo che va dalla
fioritura alla maturazione dei frutti. Dopo l'evento atmosferico
asportare con una potatura energica le parti colpite e combattere le
screpolature della corteccia con poltiglia bordolese. Vento. Può
spezzare i rami, far cadere fiori e frutti e, in qualche caso, sradicare
le giovani piante. Gelo. Se i danni si limitano alle branche e ai
rami, bisognerà intervenire subito con la potatura tagliando sotto la
zona devitalizzata. Il legno di potatura dovrà essere allontanato dalla
pianta per evitare attacchi, nell'anno seguente, di fleotribo. Secco.
Un caldo eccessivo, accompagnato da lunghi periodi di siccità, può
nuocere notevolmente all'olivo. Le drupe si essiccano durante la
maturazione per l'evaporazione del contenuto acquoso e perché non
ricevono la linfa. Per evitare l'eccessivo riscaldamento si usava,
soprattutto al sud, imbiancare con latte di calce i fusti esposti al
sole per proteggerli dall'eccessiva insolazione.
IL RACCOLTO >
raccolta
è un'operazione particolarmente delicata che, se mal eseguita, può
compromettere gli sforzi compiuti durante l'anno e incidere in modo
negativo sia sulla qualità che sulla quantità dell'olio. Si deve infatti
avere ben chiaro che le caratteristiche chimiche e organolettiche
presenti nel frutto al momento della raccolta e la sua integrità sono
determinanti ai fini della qualità sia dell'olio che delle olive da
tavola. La raccolta può essere fatta mediante:
-
brucature a mano.
Le olive si raccolgono con le mani dagli alberi. è il sistema più
lento e costoso, ma si ottengono olive di qualità, utilizzabili sia
per la concia che per la trasformazione e, inoltre, non vengono
rovinati gli alberi. Una persona raccoglie, al massimo, 10 kg/h di
olive. La brucatura è l'unico sistema di raccolta valido per le olive
da tavola. Si devono evitare lesioni e ammaccature dei frutti che ne
deprezzerebbero sensibilmente il valore commerciale. La raccolta delle
olive da tavola verdi si effettua nel periodo di fine settembre,
inizio ottobre;
-
caduta spontanea.
Le olive vengono raccolte a terra oppure in teli. L'inconveniente è
che le olive sono stramature, mischiate a quelle ammuffite e sporche
di terra, quindi l'olio è di qualità scadente. Il costo di raccolta è
più contenuto, ma la qualità dell'olio è scarsa;
-
bacchiatura.
Con delle pertiche si battono i rami per far cadere le olive
procurando, però, lesioni ai rami e ammaccature alle olive. Una
persona raccoglie le olive di 3-5 piante ogni ora. Tale metodo di
raccolta non è ovviamente adatto per le olive da tavola;
-
pettinatura.
Si passa sulle fronde un grosso pettine di legno per staccare le olive
che cadranno su un telo o su una fitta rete posta sotto le piante che
inguaina i rami come un ombrello capovolto. Si procurano però traumi
alle piante e alle drupe. Diffusa di recente anche la pettinatura
meccanica che riduce i tempi di lavoro (20-30% rispetto alla
brucatura) e consente buone rese di raccolta (95-98% del prodotto).
Alla pettinatura bisogna far seguire la mondatura, cioè la separazione
delle foglie e delle olive guaste da quelle sane;
-
scrollatura.
Si effettua con un braccio meccanico collegato a una trattrice di
media potenza che scrolla fortemente l'albero o le branche. Le olive
vengono poi raccolte in un telo sottostante appositamente steso. La
spesa per la raccolta è minima, eseguita in breve tempo e nel periodo
più favorevole, senza alcun effetto negativo sulla qualità dell'olio.
Con questo sistema, 5-6 persone possono raccogliere circa un ettaro al
giorno (45-60 q di olive). Esso trova la sua convenienza economica
quando una macchina opera su almeno 30 ha di oliveto specializzato. Se
vengono rispettate le modalità e l'epoca, la raccolta meccanica
consente di raggiungere percentuali di distacco delle olive
dall'albero, per effetto della vibrazione, dell'ordine dell'85-90% che
possono essere ritenute soddisfacenti ai fini dell'economia
dell'operazione. La raccolta meccanica è ancora poco adotta a motivo
della notevole diffusione degli impianti tradizionali su piccole
superfici che rendono l'operazione poco praticabile ed economica.
IL RACCOLTO > utilizzazione
Una volta raccolte le olive vengono portate in frantoio il più
velocemente possibile per la macinatura dove, per effetto della semplice
rottura e spremitura, si ottiene l'olio vergine di oliva. Durante il
trasporto le olive devono essere ben aerate per mantenere l'integrità,
sono quindi poste in ceste o piccole cassette che consentano il
passaggio dell'aria. Prodotti secondari dell'olivo sono: la legna da
ardere che procura un buon grado di illuminazione e di
riscaldamento; il legname da intarsio e da opera che deve avere,
però, certe dimensioni e non deve essere rovinato dalla carie; la frasca
dell'olivo (ricavata dalla potatura) può essere utilizzata allo stato
fresco come alimentazione dei ruminanti (22-23 unità foraggere/q), o
come insilato (la frasca non utilizzata per l'alimentazione animale,
perché troppo legnosa, può essere usata come riscaldamento oppure può
essere trinciata e distribuita sul terreno); la sansa può essere
utilizzata, moderatamente (non più del 30% della razione alimentare)
nella alimentazione an~male (37-43 unità foraggere/q), come combustibile
per riscaldamento, per forni, come concime e, se sottoposta a solventi,
può esserne estratto dell'altro olio che può essere usato per
l'illuminazione o per l'alimentazione dopo rettificazione. Tutti gli
altri sottoprodotti del frantoio (acque di vegetazione, morchione) dopo
un periodo di depurazione possono essere utilizzati come concime. La
morchia, residuo del fondo dei depositi di olio, può essere utilizzata
per fare saponi, per ungere il formaggio o per concime. I polloni
sottili vengono usati per costruire canestri. L'olio in campo medico, ha
proprietà lassative, azione emolliente locale, ipercolesterolizzante,
inoltre per uso cosmetico è utilizzato per pelli secche e mani
screpolate e accelera l'abbronzatura.
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