L'olio d'oliva a Montefino una tradizione che si perde nel tempo

 

Nel Paese di Montefino , veramente lunga e' la tradizione della coltura delle piante d'olivo , una tradizione che si perde nella notte dei tempi   chi ha la fortuna di venirci a trovare puo' ammirare le rigogliose colture di queste pregiate piante. Peccato che sempre meno giovani si dedicano all'antica arte della potatura ,  che rischia di non essere piu' tramandata di generazione in generazione.

L'IMPIANTO DELL'OLIVETO

Colline dolcemente ondulate, avvolte in una morbida luce; una casa colonica solitaria color della terra, mirabilmente proporzionata, gli olivi che paiono d'argento e i cipressi neri, longevi, che si stagliano nel cielo: basta così poco per ritrarre il paesaggio di Montefino.
E quì nasce l'olio extravergine ..

 


La sistemazione del terreno ha una importanza fondamentale nell'impianto di un oliveto specializzato; non c'è nulla di più nocivo per l'albero che un terreno duro e asfittico (cioè senza aria e con umidità ristagnante) in quanto ogni danno al sistema radicale si ripercuote su tutta la pianta. li terreno dovrebbe essere preparato con cura e sottoposto a una profonda ripuntatura allo scopo di rompere lo strato compatto e instaurare una circolazione d'acqua e di aria; se il drenaggio è scarso bisogna intervenire subito. Inoltre, il terreno, deve essere ben livellato e spianato. Lo scasso deve essere continuo su tutta la superficie e fatto alla profondità di almeno 80-100 cm. Se ciò non è possibile per la giacitura del terreno e/o per la convenienza economica è necessario eseguire o uno scasso lineare, realizzando fossati a trincea lungo la fila dell'impianto, o uno scasso a buca con fosse di m 1 x 1 x 1. Il lavoro di scasso va fatto in maggio-giugno.

Con lo scasso a trincea o a buca bisogna mettere il terreno superficiale da una parte e quello profondo dall'altra così da poter utilizzare la porzione superficiale fertile e vitale per il primo stadio di vita della piantina, mettendola in prossimità delle radici. In tutti i casi è necessario assicurare alle piante assenza di ristagni d'acqua, molto nocivi alle radici, tramite fognature, semplici vespaiature o sistemazioni idrauliche appropriate. Se c'è roccia viva, affiorante o no, prima del normale lavoro di scasso conviene adoperare esplosivi per fessurare la roccia e poter permettere un più facile accesso alle radici negli strati profondi. In tutti i casi è necessario asportare il maggior numero di pietre possibili e togliere le radici vecchie così da evitare il marciume radicale delle nuove piante. I correttivi e gli ammendamenti (6-7 q/ha di fosforiti e 3-4 q/ha di solfato potassico) è bene spargerli, insieme al composto e al letame (circa 500-600 q/ha), in superficie prima dei lavori di scasso perché possano essere più facilmente incorporati al terreno. Se il terreno è in forte pendenza allora c'è bisogno di una sistemazione a terrazzamenti o lunettamenti, anche se questa risulta molto costosa.

L'impianto dell'oliveto può essere fatto a quadrato, a quinconce o a ordine sparso. L'ottimale è il quinconce perché permette un miglior utilizzo del terreno; l'ordine sparso si utilizza solo in terreni declivi non uniformi, ma non si presta alla meccanizzazione di molte operazioni colturali. Nei nuovi impianti è diffuso l'allevamento a file. Le distanze tra le piante dipendono dalle varietà, dal sistema di allevamento, dalla zona e da molti altri fattori. Occorre altresì che le chiome degli olivi, quando hanno raggiunto il massimo sviluppo, non si tocchino. Inoltre, un'eccessiva fittezza, può pregiudicare irrimediabilmente l'impianto, come un'eccessiva distanza può rappresentare un inutile spreco di terreno se non viene utilizzato per delle colture erbacee. I moderni orientamenti consigliano sesti di impianto con distanze oscillanti tra il 5x6 m e il 6x8 m (circa 270-330 piante/ha).

In settembre, dopo aver deciso la forma d'impianto dell'oliveto, si sistemano i paletti o le canne dove verranno messe a dimora le piantine in modo da avere una visuale di come sarà l'impianto; si coprono anche le fosse e i canali in modo che le piogge autunnali possano assestare bene il terreno. Al posto di ogni paletto, in novembre-dicembre, quando il terreno è in tempera, si aprono delle buchette di 40 cm di larghezza e di profondità. In questo stesso periodo si immettono i piantoni; buona norma sarebbe quella di immergere precedentemente le radici dei piantoni in un miscuglio di terra (70%) e letame (30%).

Le fosse verranno chiuse con terra (60%) e un miscuglio di composto-letame-cenere di legna (40%). Si ricorda che le piante vanno interrate e non seppellite, perché esse respirano anche con le radici. Il colletto non deve essere interrato per più di 4-5 cm. Bisogna rincalzare la terra comprimendola attorno alle radici in modo da chiudere la buca e ricavare poi, attorno alla pianta, una piccola conca per favorire la penetrazione dell'acqua di irrigazione. Il piantone verrà sorretto da un paletto posto a nord della pianta e legato con legacci non animati e non molto stretti; si consiglia di inframezzare tutoli di granoturco tra pianta e tutore per evitare il dondolio, dannoso alla pianta e alle radici. Dopo l'impianto conviene sempre procedere a un'abbondante innaffiatura (6-10 I d'acqua per pianta) per favorire l'attecchimento. Il successo dell'attecchimento si nota già dopo un mese dall'impianto e i segni caratteristici sono la scorza verdeggiante e i getti di nuovi germogli. Se il piantone, però, ha la corteccia color paglierino è conveniente sostituirlo agli inizi di gennaio.

 

 

POTATURA    regole generali

 

 

E' difficile dare dei consigli sulla potatura ma solamente criteri di massima, perchè ogni zona olivicola ha sviluppato un proprio sistema di potatura tenendo conto delle varietà coltivate, delle caratteristiche del luogo (venti, umidità, fertilità del terreno ecc.) e delle tecniche di coltivazione. Tenuto conto di queste considerazioni, potremo avere due risposte diverse dalle piante:

  • la pianta, pur essendo molto produttiva e sottoposta a tagli di ritorno, continua ad avere una vegetazione vigorosa. In questo caso tutti i tagli di ritorno devono essere fatti lasciando i rami che hanno inserzione cilindrica;
  • l'abbondante produzione tende a ridurre lo sviluppo vegetativo della pianta. In questi casi, il taglio di ritorno verrà eseguito lasciando i rami con inserzione conica che, tendenzialmente, portano a un maggior sviluppo vegetativo.

 

 

è possibile diventare buoni potatori osservando le persone più esperte che operano nella zona (senza sopravvalutare i loro consigli empirci), acquisendo le nozioni di base che regolano la crescita e la produzione della pianta e maturando una propria buona esperienza pratica. L'obiettivo della potatura deve essere quello di mantenere la piena efficienza della chioma; regolare l'accrescimento e la distribuzione dei rami a frutto in rapporto alla tecnica di raccolta adottata; favorire un elevato rapporto tra superficie fogliare e legno; permettere una buona circolazione dell'aria e una buona esposizione alla luce della chioma; ridurre gli eccessi di produzione per controllare il fenomeno dell'alternanza produttiva. Nei primi anni di allevamento (fase di accrescimento della pianta e di produzione crescente) la potatura sarà contenuta; nella fase adulta (produzione a regime) sarà di media intensità durante la fase di invecchiamento, quando è più forte il fenomeno dell'alternanza, la potatura sarà più energica. In passato si pensava, sbagliando, che la potatura energica servisse a stimolare l'accrescimento delle piantine e la fruttificazione precoce e per regolare la produzione delle piante adulte. Oggi è stato acquisito il fatto che eccessi di potatura, sono pratiche decisamente negative durante la fase di crescita e, successivamente, possono provocare situazioni di squilibrio vegeto-produttivo che vanno corrette con concimazioni e irrigazioni, influendo sulle tecniche di difesa. Si sconsiglia decisamente di effettuare la potatura subito dopo la raccolta. Relativamente alle diverse forme di allevamento, ci sono tre forme di potatura:

  • potatura secca, detta a legno o d'inverno perché si pratica nel periodo di riposo (gennaio-marzo);
  • potatura verde, chiamata pure d'estate, di rimonda, di completamento;
  • potatura straordinaria.

 

CONCIMAZIONE


L'olivo, come tutte le piante, ha bisogno della presenza di humus per crescere e non è necessario che le sostanze nutritive siano offerte nella forma più prontamente disponibile. è bene perciò concimare con il letame maturo o con il composto poiché essi hanno una lenta cessione degli elementi fertilizzanti. In questo caso la vita microbica del terreno e il naturale contenuto in humus stabile sono importanti per una pronta disponibilità e una fertilità duratura. L'humus è, invece, un elemento equilibratore che trattiene sia le sostanze nutritive che l'umidità. Si è già ricordato come siano da escludere, per la coltivazione dell'olivo, i terreni fortemente acidi in cui, eventualmente, bisognerà apportare del calcio. L'azoto è importante per l'accrescimento, la formazione di fiori e frutti e per dare alla pianta sufficiente energia per contrastare gli attacchi parassitari. Se però non viene equilibrato con gli altri elementi fertilizzanti, può creare un inutile quanto dannoso squilibrio. La carenza di azoto si manifesta attraverso una crescita più ridotta, formazione di fiori imperfetti, produzioni scarse e alternate. Al fosforo, il cui assorbimento è relativamente modesto, si riconosce la funzione di regolazione della crescita essendo indispensabile nella divisione cellulare e nello sviluppo dei tessuti meristematici. La carenza di fosforo, molto rara, si manifesta con effetti negativi sull'accrescimento e sulla fruttificazione. Il potassio, che svolge un ruolo importante nei processi ossidativi energetici, è l'elemento che l'olivo consuma in maggior quantità. Se il terreno ne è carente, bisogna apportarne nella quantità occorrente. Il potassio regola il consumo d'acqua della pianta ed è un elemento importante ai fini di un aumento della resistenza agli eccessi o abbassamenti di temperatura e ad alcune malattie fungine. Le carenze di potassio sono poco frequenti e si manifestano, nei casi estremi, con necrosi degli apici delle foglie più vecchie e decolorazione della lamina fogliare. Anche il calcio è un elemento fondamentale per la crescita della pianta fino al punto che, una sua carenza determina, negli impianti giovani, vistosi fenomeni di rachitismo. Gli oligoelementi o elementi in tracce non sono da trascurare. I più importanti sono il magnesio e il boro. Nel letame e nel composto organico, specialmente se vi sono incorporate molte erbe e foglie, sono contenuti tutti ma si possono riscontrare, occasionalmente, carenze di boro, zinco, magnesio ecc. I terreni italiani sono abbastanza ricchi di oligoelementi, perciò, può essere sufficiente integrare il letame e il composto con modeste quantità di ammendanti specifici. Per riscontrare carenze e problemi delle piante, altrimenti non visibili, è utile far eseguire, presso appositi laboratori, la diagnostica fogliare. Dalla tabella 2 si ricava la composizione della pianta per i principali componenti. Si stima, inoltre, che per 100 kg di olive prodotte la pianta asporti 900 g di azoto, circa 200 g di fosforo e 100 g di potassio.

 

 

AVVERSITA' E  PARASSITI > avversità
Delle avversità di carattere ambientale abbiamo già scritto precedentemente ma ne facciamo qui un breve riassunto. Umidità. è necessario assicurare un buon drenaggio al terreno e non impiantare in zone con umidità aerea persistente. Grandine. La grandine è particolarmente dannosa quando colpisce nel periodo che va dalla fioritura alla maturazione dei frutti. Dopo l'evento atmosferico asportare con una potatura energica le parti colpite e combattere le screpolature della corteccia con poltiglia bordolese. Vento. Può spezzare i rami, far cadere fiori e frutti e, in qualche caso, sradicare le giovani piante. Gelo. Se i danni si limitano alle branche e ai rami, bisognerà intervenire subito con la potatura tagliando sotto la zona devitalizzata. Il legno di potatura dovrà essere allontanato dalla pianta per evitare attacchi, nell'anno seguente, di fleotribo. Secco. Un caldo eccessivo, accompagnato da lunghi periodi di siccità, può nuocere notevolmente all'olivo. Le drupe si essiccano durante la maturazione per l'evaporazione del contenuto acquoso e perché non ricevono la linfa. Per evitare l'eccessivo riscaldamento si usava, soprattutto al sud, imbiancare con latte di calce i fusti esposti al sole per proteggerli dall'eccessiva insolazione.

 

IL RACCOLTO > raccolta
è un'operazione particolarmente delicata che, se mal eseguita, può compromettere gli sforzi compiuti durante l'anno e incidere in modo negativo sia sulla qualità che sulla quantità dell'olio. Si deve infatti avere ben chiaro che le caratteristiche chimiche e organolettiche presenti nel frutto al momento della raccolta e la sua integrità sono determinanti ai fini della qualità sia dell'olio che delle olive da tavola. La raccolta può essere fatta mediante:

  • brucature a mano. Le olive si raccolgono con le mani dagli alberi. è il sistema più lento e costoso, ma si ottengono olive di qualità, utilizzabili sia per la concia che per la trasformazione e, inoltre, non vengono rovinati gli alberi. Una persona raccoglie, al massimo, 10 kg/h di olive. La brucatura è l'unico sistema di raccolta valido per le olive da tavola. Si devono evitare lesioni e ammaccature dei frutti che ne deprezzerebbero sensibilmente il valore commerciale. La raccolta delle olive da tavola verdi si effettua nel periodo di fine settembre, inizio ottobre;
  • caduta spontanea. Le olive vengono raccolte a terra oppure in teli. L'inconveniente è che le olive sono stramature, mischiate a quelle ammuffite e sporche di terra, quindi l'olio è di qualità scadente. Il costo di raccolta è più contenuto, ma la qualità dell'olio è scarsa;
  • bacchiatura. Con delle pertiche si battono i rami per far cadere le olive procurando, però, lesioni ai rami e ammaccature alle olive. Una persona raccoglie le olive di 3-5 piante ogni ora. Tale metodo di raccolta non è ovviamente adatto per le olive da tavola;
  • pettinatura. Si passa sulle fronde un grosso pettine di legno per staccare le olive che cadranno su un telo o su una fitta rete posta sotto le piante che inguaina i rami come un ombrello capovolto. Si procurano però traumi alle piante e alle drupe. Diffusa di recente anche la pettinatura meccanica che riduce i tempi di lavoro (20-30% rispetto alla brucatura) e consente buone rese di raccolta (95-98% del prodotto). Alla pettinatura bisogna far seguire la mondatura, cioè la separazione delle foglie e delle olive guaste da quelle sane;
  • scrollatura. Si effettua con un braccio meccanico collegato a una trattrice di media potenza che scrolla fortemente l'albero o le branche. Le olive vengono poi raccolte in un telo sottostante appositamente steso. La spesa per la raccolta è minima, eseguita in breve tempo e nel periodo più favorevole, senza alcun effetto negativo sulla qualità dell'olio. Con questo sistema, 5-6 persone possono raccogliere circa un ettaro al giorno (45-60 q di olive). Esso trova la sua convenienza economica quando una macchina opera su almeno 30 ha di oliveto specializzato. Se vengono rispettate le modalità e l'epoca, la raccolta meccanica consente di raggiungere percentuali di distacco delle olive dall'albero, per effetto della vibrazione, dell'ordine dell'85-90% che possono essere ritenute soddisfacenti ai fini dell'economia dell'operazione. La raccolta meccanica è ancora poco adotta a motivo della notevole diffusione degli impianti tradizionali su piccole superfici che rendono l'operazione poco praticabile ed economica.

 

 

IL RACCOLTO > utilizzazione


Una volta raccolte le olive vengono portate in frantoio il più velocemente possibile per la macinatura dove, per effetto della semplice rottura e spremitura, si ottiene l'olio vergine di oliva. Durante il trasporto le olive devono essere ben aerate per mantenere l'integrità, sono quindi poste in ceste o piccole cassette che consentano il passaggio dell'aria. Prodotti secondari dell'olivo sono: la legna da ardere che procura un buon grado di illuminazione e di riscaldamento; il legname da intarsio e da opera che deve avere, però, certe dimensioni e non deve essere rovinato dalla carie; la frasca dell'olivo (ricavata dalla potatura) può essere utilizzata allo stato fresco come alimentazione dei ruminanti (22-23 unità foraggere/q), o come insilato (la frasca non utilizzata per l'alimentazione animale, perché troppo legnosa, può essere usata come riscaldamento oppure può essere trinciata e distribuita sul terreno); la sansa può essere utilizzata, moderatamente (non più del 30% della razione alimentare) nella alimentazione an~male (37-43 unità foraggere/q), come combustibile per riscaldamento, per forni, come concime e, se sottoposta a solventi, può esserne estratto dell'altro olio che può essere usato per l'illuminazione o per l'alimentazione dopo rettificazione. Tutti gli altri sottoprodotti del frantoio (acque di vegetazione, morchione) dopo un periodo di depurazione possono essere utilizzati come concime. La morchia, residuo del fondo dei depositi di olio, può essere utilizzata per fare saponi, per ungere il formaggio o per concime. I polloni sottili vengono usati per costruire canestri. L'olio in campo medico, ha proprietà lassative, azione emolliente locale, ipercolesterolizzante, inoltre per uso cosmetico è utilizzato per pelli secche e mani screpolate e accelera l'abbronzatura.

 

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